Quando le giornate si fanno più fresche cosa c’è di meglio di una passeggiata in campagna? Se sfuggiamo al richiamo del trekking, dello jogging e delle altre attività all’aria aperta legate a fatiche e sudate, una buona scarpinata all’antica – magari con scopi utilitari come la raccolta di funghi e di frutti di bosco, dalle nespole alle sorbe ai corbezzoli – può dare momenti di serenità e di rilassamento dopo una settimana passata al telefono, al computer o, peggio, in stressanti e spesso inutili riunioni.
La compagnia migliore, almeno per me, è un cane.
Cesare Pavese, nel suo romanzo breve”La casa in collina”, scrive: “E’ bello girare in collina insieme col cane: mentre si cammina, lui fiuta e riconosce per noi le radici, le tane, le forre, le vite nascoste, e moltiplica per noi il piacere delle scoperte. Fin da ragazzo, mi pareva che andando per boschi senza un cane avrei perduto troppa parte della vita e dell’occulto della terra”.
Per evitare problemi con razze da caccia (anche bassotti, pinscher e terrier lo sono) o da pastore, sempre difficili da controllare in natura e in presenza di bestiame brado, la mia scelta personale cade sui barboncini.
Il mio Robin (4 kg di peso) in campagna e nei boschi è felice e non crea problemi agli altri animali. Perseguita inutilmente topi e lucertole, abbaia ai ricci sorpresi tra i solchi e insegue senza speranza le lepri. Nel bosco segue le uste dei cinghiali e fiuta la pipì delle volpi sui cespi d’erba. Una tana d’arvicola lo interessa così come il tuffo delle rane nello stagno.
E infine, quando mi siedo per riposare, felice di trovarsi solo con me, inscena frenetici caroselli sul prato e mi sfida a un gioco di riporti con il primo ramo secco, interrompendolo solo per brucare fili d’erba a scopo digestivo o per stendersi pancia a terra con la lingua di fuori.
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