l’avrebbe mai detto quando nel 1973 col Wwf Italia iniziammo, per primi, la battaglia contro le centrali atomiche con il libro «Energia nucleare – La morte pulita», di dover ancora affrontare i problemi legati a questa pericolosa tecnologia, finalmente eliminata dal referendum del 2011?
Epppure, come gli incubi notturni, ecco che i lasciti di questa antica battaglia tornano a preoccuparmi. Nel documento che riporta le ipotesi di stanziamento del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, tra le 67 aree indicate (tra cui la maggioranza nella Tuscia viterbese), ce n’è una che coinvolge personalmente me e la mia famiglia.Così, sfidando la possibile accusa di intervenire pro domo mea, vorrei chiarire dove si vorrebbe localizzare la struttura costituita da 90 cubi di cemento armato su un’area di 110 ettari, più 40 di «parco tecnologico» (forse una cintura di sicurezza attorno all’impianto).