I dendrofobi del piano terra

25 Luglio 2011 - Categoria: Natura in città

Oramai lo schema è classico.
Nei giardinetti di piano terra di tante palazzine romane costruite negli anni 50,
vegetano alberi meravigliosi, sviluppati da quelli che i progettisti e gl’imprenditori piantarono allora per invogliare potenziali acquirenti.
Oggi, come succede ai cani, portati in casa da cuccioli, che una volta cresciuti e divenuti ingombranti si abbandonano in autostrada, la media/alta borghesia dei proprietari dei piani terra, sta procedendo all’eliminazione degli alberi troppo cresciuti.
Contraddistinti, come quasi tutti gli italiani, da un’atavica antipatia per la natura derivante da un passato rurale ancora molto prossimo, i dendrofobi urbani vedono in queste verdi creature dispensatrici di ossigeno e ombra, cinguettio di uccelli e profumo di fiori, frinire di cicale e volo di farfalle, dei nemici da abbattere.I pretesti sono sempre i soliti: “tolgono luce, fanno ombra, impediscono di godere il passeggio, portano “bestie” e ladri, con le radici minacciano cantine e intercapedini, i rami cadendo possono danneggiare (massimo delitto!) un’auto, sono malati, fanno cadere le foglie”. Meglio dunque il bullettonato di travertino, l’asfalto, il tranquillizzante cemento.
E così, complici piccole bande di sicari con ruggenti motoseghe – che istigano (per loro interesse) a eliminazioni totali anziché compassionevoli potature – gli alberi urbani spariscono.
Nei luoghi ove vivo (in cima ai Monti Parioli) o dove lavoro (in una traversa di viale Buozzi), il pogrom contro gli alberi procede con impegno.
Attorno a casa mia, in pochi anni sono partiti due cedri, una magnolia, due pini domestici, una grande sequoia e altri incolpevoli esemplari. Vicino al mio studio ho assistito, inerme e urlante, alla distruzione di un piccolo bosco, relitto dell’antica Vigna dei marchesi Sacchetti, per la paventata costruzione di un ennesimo devastante garage sotterraneo. E poi alla devastante potatura di un alloro (prima, come mi hanno suggerito, avvelenato con acido, pare sia prassi comune), di un immenso avogado che proprio quest’anno stava maturando i suoi squisiti frutti, all’abbattimento di un pino d’Aleppo, di un fantastico albero di Giuda, di una palma delle Canarie (sanissima e piena di datteri), di un grandissimo ailanto (il cinese albero del Paradiso).
La cosa più disarmante è che la padrona responsabile della strage (che voleva (finalmente!) un giardino privo di alberi) mi ha riconosciuto, confessandomi che mi aveva seguito in una visita a scopo botanico organizzata anni fa dal WWF a Villa Ada!
Altri precorsi dolori (sempre causati da proprietarie nemiche del verde), sono stati  l’uccisione di un grande pino e di un castagno da me seminato alla nascita del mio primo figlio, nel giardinetto dell’appartamento da noi abitato dopo il matrimonio.
Non c’è nulla da fare. In questa nostra dendrofobica società solo pochi amano e apprezzano la compagnia degli alberi. Tutti gli altri sono lieti di toglierli di mezzo appena causano qualche (anche sopravvalutato) problema. Consapevoli, oltretutto, che nessuna legge, vincolo o regolamento tutela gli alberi cresciuti nei terreni privati.

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One Response to “I dendrofobi del piano terra”

  1. Paola ha detto:

    Gentile Fulco,
    sono pienamente concorde con quanto da lei scritto in merito alla dendrofobia. Qui a Ostia ci troviamo purtroppo in piena battaglia per poter salvare alberi che da decenni ci allietano e purificano l’aria. Malgrado tutti i nostri sforzi e dopo aver fato appello a tutte le autorità competenti, venderdì p.v. inizieranno i lavori di abbattimento.
    Stiamo chiedendo aiuto a tutti coloro che vogliono fermare questa continua “caccia all’albero”: giovedì 26 aprile, ci troveremo a manifestare alle 08.00 presso la stazione Lido Nord di Ostia (RM).
    Ringraziamo anticipatamente tutti coloro che vorranno unirsi a noi.
    Paola e Sibilla del Comitato Sentinelle degli Alberi della Roma-Lido.

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