Ritorno dall’India.
8 Gennaio 2011 - Categoria: Senza categoriaCome avevo promesso, vi racconto del nostro viaggio (mia moglie, io e dodici tra figli e nipoti) nell’India nord-occidentale.
Nonostante i pronostici, il viaggio (12 giorni) è andato benissimo. Faticoso: tragitti anche di 10 ore consecutive in pullman su strade sconnesse senza possibilità di gabinetti (tutti assieme tra i cespugli), cibi piccantissimi, pernottamenti in alberghi, lodge nei Parchi Nazionali, antiche dimora di Maharaja, attendamenti, nessuno si è sentito male (neppure i bambini piccoli e gli anziani come me e Fabrizia, 76 e 74 anni). L’esperienza è stata fenomenale: villaggi con tanti bambini festanti, vacche sacre, campi di cotone, canna da zucchero, banane, cocco, lenticchie, bottegucce e sari multicolori, feste di paese e paesaggi bellissimi.La natura indiana, nel nostro itinerario partito da Delhi e arrivato a Bombay, ha comportato la visita a quattro Parchi Nazionali: Sariska e Ranthambore nel Rajasthan, Velvadar e Sasan Gir nel Gujarat, (più monumenti e città varie, da Udaipur a Jaipur).
Nei PN la natura è magistralmente conservata (abbiamo visto tigri e leopardi, iene, sciacalli, i rarissimi leoni indiani e un’infinità di cervi e antilopi, uccelli stupendi – dai pavoni selvaggi alle damigelle di Numidia, dai pellicani ai marabù. In più coccodrilli e varani, scoiattoli e caracal).
Ma al di fuori da queste aree protette la natura è praticante scomparsa, sostituita da immense e curatissime coltivazioni e da colline denudate per i tagli eccessivi e la spasmodica ricerca di legna da ardere che porta alla mutilazione degli alberi anche lungo le strade.
Dal mio primo viaggio in questo grande Paese, nel 1970, ho dovuto constatare la scomparsa di tanti piccoli gioielli di natura che arricchivano allora la campagna: stagni con ninfee rosa, gru antigoni e pavoni a spasso nei campi, pappagalli e scoiattoli sugli alberi lungo le strade, antilopi e gazzelle negli incolti, avvoltoi e nibbi alle prese con le carogne rimaste nelle cunette stradali. (Oggi gli avvoltoi sono scomparsi da tutta l’India per colpa del Voltaren , un medicinale contenuto nelle carcasse dei bovini di cui essi si nutrivano compiendo un’insostituibile azione di igiene).
Sono passati appena quarant’anni da allora.
Cosa è successo? E’ presto detto: eliminata ogni forma di controllo demografico dei tempi di Indira Gandhi, la popolazione è letteralmente esplosa: dai 500 milioni del 1970 si è passati (in soli 40 anni!) ai 1.150 milioni del 2010. La densità di popolazione è salita, di conseguenza, dai 160 abitanti al chilometro quadrato di allora ai 350 di oggi (in Italia siamo a 200 ab/kmq). E la crescita non accenna a diminuire.
Una riprova in più a testimonianza di quanto – in contrasto con i sostenitori di una crescita demografica illimitata purtroppo ancora molto diffusi – dell’opera devastante che tale fenomeno produce nella sempre più rara e preziosa biodiversità naturale alla quale l’anno appena trascorso era stato dall’ONU consacrato.
caro Fulco
come sempre le tue descrizioni sono precise, affascinanti e in poche parole fai sentire il lettore al centro dell’avventura che hai vissuto. Sarei felice di poter vedere delle foto degli animali. Ne avete fatte? sono venute bene?
un abbraccio e ben tornati a tutti, sono felice che tutto sia andato per il meglio.
Roberta
Cara Roberta,
grazie per il commento. Di foto i miei (tanti) compagni di viaggio ne hanno fatte tante.
Io, come sai, mi limito a fare disegni sul mio taccuino naturalistico.
Ciao,
Fulco