IL FONDATORE DEL WWF – I miei primi novant’anni nella natura

5 Settembre 2024 - Categoria: Ambiente, Ecologia, Ecomportamento

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Fulco Pratesi, domani compie 90 anni: una vita meravigliosa, la sua, che sembra un film. Qual è la prima scena che ricorda?

“Era il 1937. Stavamo nella camera di mio nonno, nella casa dove sono nato, a Roma; e sulla finestra c’era una grande siepe di bambù. Io stavo aggrappato a vedere quello che succedeva fuori e accade una cosa miracolosa. Una sfilata di cammelli, di cavalli bellissimi, di ascari. Era il ritorno, nella caserma di Pietralata, della Marcia per l’Impero. Avevo tre anni.”

Il fondatore del WWF è seduto su una carrozzina per via di una fastidiosa artrite reumatoide che ha interrotto il proposito di visitare tutti i Paesi del mondo, ma quando parla le mani non stanno mai ferme, come se stesse dipingendo uno degli acquerelli con i quali ha illustrato i suoi famosi “taccuini naturalistici” su cui ha annotato le memorie di una vita. Ogni tanto si distrae perché dalla grande vetrata della sala dove mi riceve vede un uccellino sul comignolo di un edificio: “È un passero solitario!”. Si capisce che se potesse parlerebbe solo di quello e invece gli toccano le celebrazioni per il genetliaco che pure lo mettono di buon umore: “Mio padre è morto a 91 anni, il mio cane, Robin, ha 91 anni canini… siamo pronti a tutto!”, ride.

Come siamo pronti? Si sente pronto a morire?

“Sì, non ho il terrore della morte e di quello che c’è dopo. Il padre eterno mi aspetta volentieri, mi dirà vieni caro. Dirà: questo è uno che ha fatto molto per la natura che io ho creato. Gli altri la distruggevano e lui ha fatto qualcosa per proteggerla.”

Com’è la vita a 90 anni?

“Ottima. A parte l’artrite, che non è curabile, sto bene, riesco ancora a fare quasi tutto.”

Cosa le manca di più?

“Niente.”

Viaggiare?

“No. Io ho sempre cercato di vivere prendendo il meglio di quello che ho, senza pensare se prima era meglio o peggio. E ho viaggiato tanto.”

È riuscito nel proposito di visitare tutti i Paesi del mondo?

“Quasi. Sono stato fortunato, un periodo lavoravo anche per giornali e mi mandavano di qua e di là. Il posto più lontano che ho visitato? (se lo chiede da solo, ndr). La Siberia, quella orientale, dove ho fatto il bagno fra le foche.”

Le manca la Polinesia.

“Mai stato, è vero, ma quello è un posto per gente che va a divertirsi, non per chi ama davvero il mare e la natura. Io ho sempre cercato di collezionare ricordi di posti meravigliosi che vanno salvati e purtroppo non lo stiamo facendo.”

Ha fatto tante cose importanti, ha creato parchi e oasi, ma la prima cosa che viene fuori cercando il suo nome su Google è la questione della doccia. Le dispiace?

“No, è una condanna che mi perseguita. Io amo la natura e a un certo punto ho scritto un libro che si chiama Ecologia Domestica, in cui ho spiegato come gestisco le mie funzioni corporali con un’attenzione all’ambiente e al risparmio di acqua (nota per chi non avesse letto una delle sue tante interviste in cui lo spiega: niente bagno, niente doccia; si lava, con una spugna umida, faccia, ascelle e parti basse; shampoo ogni dieci giorni; scarico del water ogni tre pipì). Non mi ha fatto male vivere così. Ho 90 anni e ancora leggo, scrivo, ci vedo e sento. E sto bene.”

Come vorrebbe essere ricordato?

“Come uno che ha salvato un pezzettino di natura. Poi ho fatto quattro figli che potevano essere dei delinquenti e invece sono uno meglio dell’altro e che mi aiutano e sostengono ogni giorno con mia moglie Fabrizia, l’unica donna della mia vita.”

Lei è sempre stato un ottimista, nel senso che ci voleva un grande ottimismo per fare quello che ha fatto: però si dice che in Italia gli ambientalisti siano catastrofisti. Si riconosce in questa definizione?

“Ma per carità! Certamente siamo catastrofisti. Se uno guarda con intelligenza e con coscienza a cosa stiamo facendo al pianeta non possiamo non riconoscere che stiamo distruggendo una cosa meravigliosa ad un ritmo velocissimo: il 75 per cento della biodiversità è scomparso a causa di questa massa umana che sta letteralmente invadendo il pianeta. In 50 anni gli abitanti della Terra sono raddoppiati.”

Perché fin qui la sfida del cambiamento climatico non ha convinto la maggioranza delle persone delle necessità di cambiare qualcosa nel nostro rapporto con la natura?

“I messaggi che ci arrivano dal pianeta sono comprensibili a tutti. Il cambiamento del clima è causato dall’azione degli esseri umani, è evidente. Eppure c’è gente che crede che la Terra sia piatta.”

Il 2050 è un anno simbolo per la transizione ecologica, il traguardo che il mondo si è dato per completare il cambiamento. Lei come se lo immagina il mondo nel 2050? Ce l’avremo fatta?

“Non credo. Purtroppo la massa non crede a questa sfida e va dietro a cose perfettamente inutili. Abbiamo ancora i No Vax… E quando la ragazzina (Greta Thunberg) ci ricorda che siamo noi umani la causa della crisi climatica la sfottono…La chiamano Gretina.”

A proposito di proteste: lei è stato il primo a fare manifestazioni in Italia contro il nucleare. Che ne pensa dei ragazzi di Extinction Rebellion e Ultima Generazione che protestano con blocchi stradali o lanciando vernice lavabile sui quadri e i palazzi?

“Fanno il possibile, hanno visto cosa sta per accadere e cercano di svegliarci. Ma non basterà, la china è molto rapida e c’è troppa differenza fra quello che facciamo e quello che dovremmo fare.”

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