Quando L’Amazzonia eravamo noi

14 Maggio 2014 - Categoria: Ecologia

In tutto il mondo si moltiplicano gli appelli per cercar di rallentare la deforestazione che erode migliaia di ettari al giorno del Polmone Verde del Pianeta. Negli ultimi 50 anni l’Amazzonia ha infatti perso quasi un quinto della sua superficie e della sua meravigliosa biodiversità a vantaggio di campi di soia, pascoli per il bestiame, miniere a cielo aperto, saccheggio di legname.
10.000 anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione, anche l’Italia si presentava come un’unica lunga Amazzonia. Ad esempio la Pianura padana era coperta da selve immense percorse da fiumi che creavano vaste paludi. Roveri e farnie alte fino a 50 metri, tigli e ontani, carpini e olmi, spesso con il piede immerso nell’acqua, su un sottobosco di noccioli, sambuchi, viburni, ligustri e prugnoli dove vagavano tori selvaggi, orsi, lupi, cervi, cinghiali. Piccole tribù di cacciatori raccoglitori popolavano l’universo verde. L’intera popolazione italica si calcola non superasse alle soglie della Rivoluzione neolitica i 60.000 abitanti.
Mentre il WWF si batte per salvare un’ area amazzonica di 1.600.000 ettari – il cosiddetto Triangolo Verde sul fiume Putumayo ai confini tra Ecuador, Colombia e Perù, con specie uniche come il delfino rosa e il giaguaro – può essere utile scoprire cosa resti, dopo millenni di devastazioni, della nostra foresta primigenia.

Se sulle montagne le trasformazioni secolari hanno risparmiato reliquie preziose come alcune faggete e abetine in valli recondite degli Appennini e delle Alpi, sono rarissimi i boschi di pianura e le paludi costiere sottratti all’invasione umana.

Tra questi il Bosco Fontana di Mantova, la foresta di Castelporziano nel Lazio, la Selva del Circeo salvata dalla bonifica delle Paludi Pontine, i resti del millenario Bosco Pantano di Policoro in Basilicata, il Bosco di San Bartolomeo nel Parco di Migliarino San Rossore in Toscana e – tutti compresi in Oasi del WWF- il Bosco di Vanzago in Lombardia, quello di Bolgheri in Maremma, le macchie e paludi di Macchiagrande presso Roma, la foresta ripariale dell’Oasi di Persano lungo il fiume Sele a Salerno, l’ontaneto del Verneto presso Asti e altri che saranno festeggiati domenica nella Giornata delle Oasi dell’Associazione.
Per saperne di più sulla Giornata delle Oasi WWF:http://www.wwf.it/sms.cfm

 

 

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