Orso e moto in trentino

30 Novembre 2012 - Categoria: Ecomportamento

Dopo “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” descritta in un romanzo di Dino Buzzati nel 1945, gli orsi italiani si erano limitati, al più, a svuotare alveari, a far fuori qualche pecora, a saccheggiare meleti. Sia i 60 orsi d’Abruzzo sia i trentatré del Trentino non avevano mai, fino ad ora, pensato di prendersela con il loro maggiore nemico, l’Uomo. Non l’uomo pastore o agricoltore con i quali, bene o male, la convivenza, grazie anche ai buoni uffici del WWF, è ormai consolidata.

Ma lo scorso 24 novembre (data da ricordare) un primo atto di ribellione da parte di un orso è finalmente arrivato contro uno di quei personaggi che invadono le montagne con carabine e veicoli  fuoristrada.

Non è stata un’ aggressione fisica, ci mancherebbe altro (gli orsi sono animali pacifici e miti) ma con un segno di protesta verso un oggetto che, più del fucile, rappresenta per loro il simbolo dell’oppressione antropica, la moto fuoristrada.

Chi frequenti le montagne non può non aborrire quei calabroni motorizzati, fragorosi e fumosi, che scorrazzano sui sentieri, si inerpicano nei torrenti, derapano sui prati, violentano i silenzi montani con i loro tremendi spernacchiamenti.

Così, recentemente, un primo eroico Guglielmo Tell ursino ha voluto dimostrare la sua protesta contro gli invasori.

E’ successo sul Monte Corno presso Cavedago, in Trentino.

Un cacciatore, ex sindaco di Cavedago, aveva, come faceva sempre, lasciato, prima di inoltrarsi nel bosco la sua moto da trial a quota 1000 metri.

Al ritorno dalla sua passeggiata in armi, ha trovato il suo veicolo fortemente   danneggiato. Sulle prime pensò al dispetto di qualche competitore nella passione venatoria. Poi, esaminando bene i danni, si accorse che non erano di origine umana. Nessun vandalo avrebbe infatti sventrato il sellino  distruggendo l’imbottitura di gommapiuma. E anche i fori sui pneumatici denunciavano l’opera di potenti zanne.

E, prova definitiva, all’intorno del veicolo frantumato, il suo occhio esperto trovò tracce di orso. Una specie, ridotta negli anni ottanta dello scorso secolo a soli 2 (due) esemplari in tutta la catena alpina e che, grazie ad efficaci interventi di ripopolamento finanziati dal progetto Life Ursus dell’Unione Europea, ha riconquistato il suo areale originario con più di trenta esemplari nelle foreste del Trentino e del Friuli Venezia Giulia.

Non so se a questo primo atto d’ intolleranza ne seguiranno altri. In tutti i casi, come Guglielo Tell o Giambattista Perasso detto “Balilla”,  questo anonimo e peloso eroe della rivolta contro la prepotenza dell’uomo merita tutta  la nostra ammirazione.

 

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5 Responses to “Orso e moto in trentino”

  1. fulco ha detto:

    A quando gli attacchi ai SUV?

  2. brank ha detto:

    Le moto da trial sono le meno impattanti verso l’ambiente… sono poco inquinanti, sono silenziose, non scavano il terreno in quanto montano gomme morbidissime e gonfiate a bassissima pressione. Bisogna solo saperle riconoscere e distinguerle dalle motocross, o dalle enduro, che sono tutt’altra cosa.
    È inconcepibile che vi sia ancora chi, credendosi nel giusto, insulti tranquilli trialisti (che e è tutta gente che AMA la montagna) o che vi siano stati persino episodi di conducenti presi a sassate o di trappole tese con il filo spinato.
    Non si può colpevolizzare ogni utente di veicoli a motore, se rispettoso delle regole del buon senso, evitando di farlo divenire il capro espiatorio di ben altri problemi che minacciano il territorio.
    I veri danni alla montagna li fanno le piogge acide, le dighe idroelettriche, anche talune strade forestali eccessive e gli impianti di risalita: le zone sciistiche, viste d’estate, presentano piloni, manufatti, larghe piste sterrate e ampie zone desertificate che deturpano il territorio: non si può certo sostenere che in quel luogo una moto compia dei danni.
    Basta fette di salame sugli occhi!

    Cordialmente
    f.to un trialista/motoalpinista/motoescursionista lombardo amante della montagna

  3. brank ha detto:

    dimenticavo…. Vivere la montagna significa sicuramente non danneggiarla con comportamenti
    scorretti, ma saper anche accettare le idee di chi la ama e la frequenta in modo diverso.

  4. fulco ha detto:

    “Il garbato commento del motoalpinista merita una risposta.
    So bene che le moto da trial sono quello che lei dice: poco inquinanti, silenziose, gomme a terra eccetera eccetera. Il fatto è che ai veri amanti della montagna la frequentano a piedi, in bici, in sci o con le ciaspole. Tutti i mezzi motorizzati, dagli elicotteri alle motoslitte, dai gatti delle nevi ai fuoristrada, dovrebbero essere vietati, come del resto l’orso di Cavedago ci ha voluto chiedere.
    Certo, come si difendono anche i cacciatori, altri sono i veri danni. Ma questo non giustifica aggiungere ad essi anche il passaggio, fuori dalle strade, di veicoli comunque estranei alla natura dei luoghi”.
    Fulco Pratesi

  5. brank ha detto:

    Egr. Sig. Pratesi,
    non le sarà sembrato strano ricevere un garbato commento da un motoescursionista? 🙂
    Mio nonno, un montanaro clesse 1911 diceva che “la buona educazione sta bene anche a casa del diavolo”… io da quieto amante della montagna mi ritengo una persona garbata e non ho mai insultato nessuno per avere idee diverse dalle mie, al contrario più volte ho ricevuto insulti da escursionisti/alpinisti che ho incrociato (e ho sempre spento la moto quando incontro qualcuno) sui sentieri della zona che abito da 40 anni. Io sono un abitante della montagna, ci vivo 365 giorni all’anno, non solo in occasione delle escursioni.
    Chissà perchè gli insulti più pesanti li ho sempre ricevuti da escursionisti di città, giunti nelle mie montagne a bordo di automobili magari percorrendo anche centinaia di km, consumando molti litri di benzina…. sicuramente molti di più del sottoscritto in un intero pomeriggio di motoalpinismo (se non lo sa, una moto da trial consuma circa 1lt/ora).

    Però “lorsignori” possono e io no….. che il mio inquinamento sia più grave del loro??

    Lo so, non la vedremo mai con lo stesso punto di vista, però io continuo a credere che ci sia anche il dovere di accettare le idee di chi ama la montagna e la frequenta (con il buonsenso) in modo diverso.
    Non credo che il mio amore verso la montagna sia diverso dal Suo… magari provi a dimostrarmelo.

    Cordiali saluti.

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