Dopo il Ruanda!

3 Dicembre 2011 - Categoria: Senza categoria

La notizia che l’Italia sia ancora scesa nella lista di Transparency International  delle Nazioni più corrotte del mondo dopo il Ruanda, mi induce ad alcune considerazioni.

Già al 33° posto nel 1995, al tempo di Tangentopoli, la caduta del nostro Paese nel baratro della corruzione è stato continuo e inarrestabile, facendoci occupare oggi il 69° posto, con gravissime conseguenze non solo nel prestigio internazionale  ma anche nel settore delle nostre produzioni ed esportazioni. Basti pensare ad esempio al crollo continuo della nostra industria automobilistica, crollo peraltro aggravato negli ultimi anni in cui tutti i nostri telegiornali si esibivano in pubblicità gratuite alle case automobilistiche straniere, vedi quelle tedesche, i cui marchi comparivano continuamente sulle  vetture presidenziali e ministeriali di un governo cui poco o nulla importava la salute delle nostre aziende.

Di questo degrado penso abbia una certa responsabilità anche il nostro cinema, almeno quello più spasmodicamente amato dal grande pubblico.

Sere fa in televisione mi è capitato di vedere il film di Alberto Sordi, “Il tassinaro.

In questa pellicola sono, secondo me, concentrati tutti i difetti legati a questo genere di film comici (?) italiani ai quali, a mio parere, è pure legato il triste declino di ogni residuo di etica, di morale e addirittura di stile e di buon gusto che da qualche decennio ha relegato il nostro Paese agli ultimi gradini di una scala civile.

E credo che a pellicole come questa si riferisca il personaggio di Nanni Moretti nel film Ecce Bombo del 1978 in cui il protagonista, indignato per una conversazione al bar di stampo qualunquista (Tanto sono tutti uguali, rossi neri), esclama: Rossi, neri tutti uguali? Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?E, scaraventato fuori dal locale, si allontana inveendo Ve lo meritate Alberto Sordi!

Addebitare a questo monumento della filmografia nazionale il degrado in cui siamo immersi, è probabilmente ingiusto. Ma sono proprio la sua bravura (non ne ho perso un solo film, a iniziare da Mamma mia che impressione del 1951), la sua simpatia, la sua rinomanza e l’amore del pubblico- che ha affollato il suo funerale e gli fatto dedicare la Galleria Colonna a Roma – che costituiscono condizioni aggravanti.

Anche nei film più riusciti e decorosi (penso a capolavori come “Un borghese piccolo piccolo, Detenuto in attesa di giudizio, La Grande Guerra, Riusciranno i nostri eroi) traspaiono sempre tratti dell’iconografia classica dell’italiano medio, qualunquista, fedifrago, opportunista, corrotto, arrogante con i deboli, vile con i potenti.

Un modello di personaggio deteriore (che alla fine la fa franca) al quale sempre più, grazie agli schermi cinematografici e televisivi, tanti, tantissimi italiani, non si vergognano d’ispirarsi. Con tutti i risvolti di arroganza, di corruttela, di infedeltà politica e sociale di cui le cronache giudiziarie degli ultimi vent’anni ci parlano.

In questa galassia di film per così dire “umoristici” (anche se di vero humour non c’è traccia) che comprendono i cinepanettoni e altro ciarpame, così amati dal pubblico, c’è poi, soprattutto ultimamente, l’icona onnipresente dell’italiano eternamente arrapato, che fa le corna alla moglie, che mente spudoratamente ed esprime tutti quei comportamenti che, pur facendo sbellicare il pubblico meno acculturato, spinge all’emulazione e sdogana comportamenti asociali, protervi, cialtroneschi.

Se è vero, come dice e scrive Karl Popper, che la televisione “cattiva maestra induce alla violenza, soprattutto nei giovani, come non esumerne che anche i film intrisi di cattivo gusto, qualunquismo, menzogne e vigliaccherie non sdoganino simili comportamenti?D’altra parte, se il consumismo compulsivo (vedi quello verso i detersivi) viene stimolato dal bombardamento pubblicitario televisivo, come si può non pensare che anche  quello diretto verso oggetti come il lato B o i seni rifatti di tante povere ragazze non influisca su un atteggiamento sempre più rivolto al rapido (pur se illusorio) soddisfacimento di foie represse?

Non voglio, anche se so di correre questo rischio, essere tacciato di moralismo.E sono sicuro che mi verrà detto che l’immagine vera dell’italiano medio è proprio quella che si vede in queste pellicole (anche se spero che non sia così).

Ho visto e vedo continuamente film di altri paesi, certo non migliori del nostro.
Ci sono anche in essi, è vero, personaggi negativi e comportamenti disgustosi. Ma sempre, o quasi sempre, tutto viene riscattato da tragici finali o da recuperi di dignità e di coraggio, anche in storie e protagonisti apparentemente negativi e squallidi.

A questo punto non mi viene assolutamente in testa il desiderio di auspicare una sia pur insignificante censura. Mi limito a constatare tristemente che, come il termometro segnala lo stato di sofferenza nel corpo umano, così queste rappresentazioni costituiscono il sintomo, grave (e forse cronico e incurabile) del degrado culturale e sociale che colpisce il nostro Paese e ci fa considerare sempre meno nel consesso internazionale, con conseguenze certamente non positive per l’economia e lo sviluppo.

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One Response to “Dopo il Ruanda!”

  1. Elio Barello ha detto:

    Caro Fulco,
    Un suggerimento: manda questo Tuo scritto al Corriere della Sera, magari lo pubblicano. Se così fosse un ben più largo pubblico potrebbe meditare sulle Tue giustissime argomentazioni.
    Ciao Elio Barello

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