Le scarpe rotte di Elisabetta II
7 Settembre 2010 - Categoria: EcomportamentoHa molto meravigliato e stupito, soprattutto la nostra provinciale opinione pubblica, il fatto che un fotografo indiscreto abbia fotografato la regina Elisabetta con un buco nella regale scarpina. In un Paese come il nostro – dominato dal virus “modaiolo” e dal successo incontrastato dei cenci firmati dai maggiori e costosissimi stilisti – la cosa ha fatto colpo.Eppure, molti anni fa, la foto del candidato democratico Adlai Stevenson alla Presidenza degli USA, ripreso con una scarpa bucata, gli accreditò un’immagine di persona frugale e attenta alle spese inutili (anche se non gli servì a farlo eleggere).
Io stesso, che incontravo spesso, come presidente del WWF Italia, Filippo d’Edimburgo, presidente internazionale dell’Associazione, ho notato frequentemente lo stato piuttosto “vissuto” delle sue calzature; mentre mia moglie, attenta osservatrice, mi riferiva che i colletti delle sue camicie apparivano spesso lise (un po’ come le mie).
Il fatto è che, a differenza di quello che molti pensano, quando una persona è sicura di sé, o si considera tale, non affida la propria autorevolezza a vestiti e scarpe di gran prezzo ma ha cura degli indumenti che ha.
Personalmente, ho indossato per anni i vestiti smessi di mio nonno, mio padre, mio fratello maggiore (eravamo in sette e il riciclaggio degli abiti, anche “rivoltati”, era la norma) e oggi quelli di mio genero, mentre mi faccio durare le scarpe per anni (ne ho un paio che risalgono all’ultimo concerto di Frank Sinatra al Palatrussardi di Milano, il 28 settembre 1986) e le giacche altrettanto. Per i pantaloni, l’usura dei sellini di bicicletta e motorino ne riduce di molto la vita lavorativa.
Infine, rifuggendo dai negozi e dai laboratori di sartoria e camiceria, il luogo deputato dei miei acquisti sono in genere i negozi della catena di abbigliamento UPIM ove si trovano abiti a ottimo prezzo, o la METRO, catena di supermercati nel quale ho acquistato anni fa addirittura un ottimo smoking, dato che il mio, storico, era stato incamerato dai figli.
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