Religione e biodiversità

26 Febbraio 2009 - Categoria: Ecologia

Nel grande dibattito in corso negli ultimi anni, avente per oggetto la Vita, le sue origini, la sua sacralità e la sua collocazione nell’immaginario collettivo, un elemento della discussione è stato tenuto per ora fuori dalla scena.
Parlo della Biodiversità.
Questo insieme mirabile, composto da milioni e milioni di specie animali e vegetali nel loro ambiente naturale, è definito nel mondo laico con il termine onnicomprensivo di “Natura”, mentre dai cristiani il termine più usato è quello di “Creato”.
Nella grande Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo, tenuta a Rio de Janeiro nel 1992, i lavori produssero due grandi convenzioni planetarie, sottoscritte dall’assoluta maggioranza dei Paesi partecipanti: una sul Clima (relativa alle preoccupazioni suscitate dal riscaldamento globale) e una sulla Biodiversità, basata sulla coscienza della perdita incontrollabile e crescente delle specie che dividono con noi il Pianeta.
L’attuale drammatica erosione della biodiversità – che qualcuno ha voluto equiparare alle varie estinzioni di massa che si sono succedute nei miliardi di anni della storia della Terra – è il principale argomento trattato nel recente volume del più grande entomologo vivente, Edward O. Wilson, intitolato “La Creazione”.
Sotto il pretesto di un dibattito tra uno scienziato (lui stesso) e un virtuale “Reverendo”, confutando le tesi dei più accesi creazionisti e sostenendo quelle degli evoluzionisti –  l’Autore si chiede come mai l’impegno delle Chiese, così attente alle sorti dell’Umanità, non si rivolga a quell’opera mirabile voluta (o guidata) dal Creatore.
Se oggi molte azioni, pur accettabili dal punto di vista laico, sono severamente punite dalla morale cristiana, da questa poco o nulla è considerato in maniera negativa riguardo ai danni rivolti agli oggetti del Creato.
Ad esempio: uccidere un elefante per puro divertimento o abbattere un albero secolare per vandalismo o per lucro non è considerato nel novero dei peccati veniali o mortali della Chiesa.
Eppure, se è vero che Dio è presente in tutte le sue creature, dal più umile lichene all’aquila che vola nei cieli, ogni offesa a questo sublime concerto dovrebbe essere stigmatizzata.
Secondo la Chiesa, l’uomo è stabilito custode del Creato. Ma se consideriamo i continui insulti che a questa mirabile struttura l’uomo infligge, viene da pensare che più che custode esso si sia arrogata la funzione di tiranno irresponsabile. Non a caso, a Noè uscito dall’Arca con i suoi, il Padreterno avvertì “Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutti gli uccelli del cielo”.
 Probabilmente, alla base di una tiepida posizione in difesa della Biodiversità (nonostante gli appelli generici alla difesa dell’ambiente più volte espressi dalle più alte cariche della gerarchia), c’è il timore che un rispetto più spinto verso gli oggetti della Creazione possa condurre ad un nuovo Panteismo, in cui le persone possano, come ai tempi del Paganesimo, finire con l’adorare alberi e sorgenti, considerandole espressioni viventi delle varie divinità.
Io penso però che dovrebbe essere infine giunto il momento per i credenti di riconsiderare l’ atteggiamento nei confronti di un Creato, sempre più minacciato e distrutto, che ci implora compassione e solidarietà, proprio come quelle riservata alle popolazioni più povere e derelitte di tutto il Pianeta.

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