La buona azione quotidiana

19 Febbraio 2009 - Categoria: Ecomportamento

Ai miei tempi una delle regole più severe e seguite dei Giovani Esploratori (i Boy Scout) era quella della “Buona Azione Quotidiana”. Tra queste la più classica (e la più dileggiata da coloro che boy- scout non erano) consisteva nel far attraversare la strada alle vecchiette. E ricordo ancora sketches televisivi divertentissimi in cui si vedevano solerti ragazzi con il cappellone, i calzoni corti e il fazzoletto al collo che insistevano a far attraversare le strade a recalcitranti vecchine che non ne avevano nessuna intenzione.
A parte i ricordi di gioventù, la “buona azione quotidiana” mi è venuta in mente quando, girando in motorino per le strade di Roma, mi fermavo per consentire ai passanti di attraversare sulle strisce pedonali, cosa che nessuno fa, nonostante l’obbligo.  Bene: il sorriso grato, i segni di simpatia e di riconoscenza che i pedoni sulle zebre mi rivolgono in tali occasioni mi hanno commosso. Queste persone, che si vedono continuamente calpestate (e spesso non solo metaforicamente) da autisti e motociclisti, sono ormai tanto umiliati da considerare una buona azione quella che è invece un loro sacrosanto diritto.
Ora chi si considera un vero ecologista (cioè tollerante, compassionevole, servizievole e solidale con tutti, uomini, animali e piante) dovrebbe adottare la regola d’oro dei Giovani Esploratori: la buona azione. E non limitarla solo a quella, diffusissima, di segnalare col lampeggiare dei fari la presenza di una pattuglia della polizia stradale dopo la curva (questa non si chiama buona azione ma vergognosa omertà).
Le occasioni sono tantissime. Ve n’elenco qualcuna:
Se non avete fretta, lasciate il posto nella coda a qualcuno che ha più fretta di voi; in montagna o al mare raccogliete i rifiuti che non vi competono; in campagna chiudete i cancelli che altri han lasciato aperti, raddrizzate il ramo o l’arbusto che altri hanno piegato; togliete dall’asfalto il gatto morto e deponetelo in un luogo ove possa essere raccolto e non diventare una frittella calpestata da migliaia di ruote.
Altre buone azioni si possono mettere in atto favorendo il riposo notturno. Perché, con l’estate che si fa sempre più torrida, poter dormire sta diventando difficile. Un po’ ridotta (mi sembra) l’orgia degli antifurto che fino a pochi anni fa imperversava con ululati, sibili e fischi, il loro posto é stato assunto dai cani. A tutte le ore del giorno e della notte tenori e soprani canini si esibiscono: profondi e inutili latrati a scadenza regolare di grandi cani chiusi in angusti terrazzini; abbai isterici e ininterrotti di piccoli cani alienati; risse di cani maschi repressi…tutto contribuisce a mettere a dura prova i nervi già irritati dalla calura. Un maggior controllo di questi amici dell’uomo sarebbe già una buona azione.
Ma i problemi maggiori nascono dal cosiddetto “popolo della notte”. Persone che di giorno non credo lavorino, affollano piazze e viali con i loro berci, con i richiami, le urla gutturali, le sgasate dei motori e lo sbattimento degli sportelli. Quando poi non vengono organizzati veri e propri pubblici concerti notturni come quelli che impediscono il sonno ai degenti dell’Ospedale Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina di Roma.
In fine, il moltiplicarsi di giochi pirotecnici. Incuranti delle esplosioni nelle fabbriche di fuochi artificiali che colpiscono il Sud Italia, molti Comuni organizzano spettacoli rumorosi e fastidiosi, forse affascinanti per chi ammira le cascate di scintille colorate ma insopportabili per chi, come il sottoscritto, ha la sventura di abitare sopra uno spazio pubblico adibito a questi divertimenti e viene svegliato almeno due notti alla settimana dall’infuriare di razzi, bomboni, e altri ordigni esplosivi concepiti in molti casi solo per fare rumore. Un po’ come avviene nelle sagre di paese, soprattutto nel Meridione, nelle quali, anche in pieno giorno, ci si bea di orrendi boati e deflagrazioni spaventose, prodotti, ci spiegano i sempre informati  etnosociologi, a scopi apotropaici per allontanare, come facevano il loro padri cavernicoli, gli influssi malefici.
Un bel progresso.

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